Un’impresa spesso fallisce proprio perché non si riconosce chiaramente la sua portata, il valore del mettersi prima di tutto al servizio della vita, indipendentemente dal prodotto che tratta.
Che cosa chiederà sempre più il business del futuro? Senza dubbio il saper fare, ovvero il sapere inteso come modificazione cognitiva data dal sempre maggiore influsso dell’informatica, ma sopratutto il saper essere. Le aziende cercheranno sempre più persone dotate di grande volontà di sapere e sperimentare autonomamente, perché più la consapevolezza delle competenze, che le competenze stesse, sono le basi su cui immaginare, pensare e costruire soluzioni nuove e creative. Vivendo in una realtà difficile, confusa e schizofrenica quale quella odierna, unire sapientemente conoscenza, esperienza e autobiografia può essere estremamente utili nel dare un senso compiuto all’essere e al fare di ogni individuo. Ciò impatta sul benessere delle persone, crea sorpresa, emozioni, senso di appartenenza e fiducia reciproca. Quello che ci appare chiaro, è che sia un’impresa o una professione, non sono mai isolate ne separate dalla nostra vita, al contrario ne sono profondamente connesse e non solo con la nostra vita individuale, ma anche con tutto quello che ci accade e ci è accaduto.
L’azienda cosi come ogni professione, sono un qualche cosa di vivo e si ‘comporta come tale , come fossero ‘persone’ e sono fortemente influenzate dal ‘disordine aziendale, queste situazioni possono evolvere solo se riportiamo ‘ordine’, se prendiamo prima di tutto una chiara visone dello stato delle cose, della storia personale, dell’azienda, di cosa ha creato, dei diversi bisogni, relazioni, ecc..-Questo tipo d’interventi, produrranno un cambiamento duraturo solo se le organizzazioni sono disposte a cambiare e gli individui sono disposti a guardare con occhi nuovi il loro ruolo professionale ed aziendale. Ovvero a ‘vedere’ veramente le cose come sono, la realtà.