Nel piccolo ma fondamentale libro di Hanna Arend, la lingua materna (Mimesis 2009), l’intervistatore, Gauss chiede ad Hanna se la sua straordinaria intelligenza e il precocissimo talento per la filosofia l’avessero in qualche modo penalizzata da molto giovane, viste le sue impegnative letture rispetto ai compagni e il suo livello scolastico, Hanna dice di no perché non si rendeva conto tutta questa differenza, un’educazione severa e umile fece il resto. La differenza Hanna la coglie quando il suo sapere, i suoi talenti, di fatto vengono messi al servizio della società, lei come intellettuale, li adopera in maniera pratica, per risvegliare la capacita critica e di visione delle molte coscienze addormentate dal conformismo totalitarista, Ora cosa vuol dire talento, dobbiamo essere geniali come Hanna? il talento è di fatto connaturato alla natura stessa delle persone. Ognuno di noi possiede diversi talenti, solo che spesso è difficile riconoscerli e valorizzarli con il significato di inclinazione naturale che ciascuno possiede fin dalla nascita, ma di cui spesso non si ha consapevolezza.
Chi ha talento deve assumersi quindi anche il rischio di emergere, coinvolgere altre persone nei suoi progetti ed esplorare nuove strade. Insomma riconosce i propri talenti è un atto di responsabilità sociale che mette il singolo in necessaria connessione con la pluralità, intelligenza ampia e talenti utilizzati bene mettono le persone al centro della vita di molti, spesso diventano leader se non lo sono già naturalmente.
Una società via via più omologata nei contenuti dei media come la nostra, che cerca tuttavia spasmodicamente di coltivare le differenze intellettive importanti dei nuovi, giovani, diversi talenti (ma perché solo giovani? O nuovi?) ne ha fatto un cavallo di battaglia, spesso un business. Ribadisco con un talento speciale si nasce, sono innati, sono un’attitudine naturale, o ci sono o non ci sono, le potenzialità invece sono tratti del carattere sviluppabili e coltivabili con impegno e volontà. Il talento è un fatto energetico, un passaggio di riconoscimento del valore della differenza e del bisogno di mettersi al servizio, nasce così una politica dei talenti detto altrimenti “Devi fare quello in cui sei bravo, hai un dono, fallo fruttare.” Abbiamo in dono capacità in abbondanza per far fruttare i nostri talenti
I talenti sono veicoli attraverso i quali l’anima o pura energia, agisce sulla materia e così facendo diventa consapevole, in questo processo di trasformazione i talenti crescono, ma questo non ci deve far pensare equivocando che ci si posa formare ai talenti, questo non è possibile, ma si possono coltivare, una volta individuati, e soprattutto nessuno può farlo al posto nostro, sono assolutamente individuali e personali, declinati ad personam, eppure io credo, almeno nella mia esperienza che ci siano veri segnali fisici che ci fanno capire che “questa è la strada”, l’entusiasmo, l’agitazione, la spontaneità e la ricerca ….se senti il tuo talento, lo riconosci una volta non ti fermi più è un motore di continuo sviluppo. Un duro lavoro. La parola talento proviene dal greco antico dove indicava il piatto della bilancia, ma anche il peso che ci si metteva sopra. Spesso a essere pesati sulla bilancia erano i metalli preziosi, usati come bene di scambio, e così il termine talento cominciò a essere utilizzato per indicare la moneta. In origine quindi il talento – che in greco antico è talanta – indicava qualcosa di materiale. Però la stessa radice tala si ritrova in parole con questi significati: sopportare un carico gravoso, fare un lavoro duro (che richiede pazienza), ritmo, persistenza, capacità di resistere alla fatica, ma anche destino ed equilibrio. Come per Arend i talenti seguono la consapevolezza, questa è in grado di veicolare e assemblare le più ne abbiamo consapevolezza più riceviamo talenti, una sorta di voce interiore che si attiva improvvisamente, come? Ogni persona ha un suo grado di consapevolezza e spiace, ma non per tutti si attiva e non sempre, sviluppatori di talenti creativi e proattivi spesso ci aiutano ad innescare una catena virtuosa, insomma nel fare che si che si renda visibile l’invisibile, che ci si metta al servizio di noi stessi e della comunità , la fiducia di credere in ciò che vediamo, sarà, ciò che produrrà e dara forma al presente, rendendoci sviluppatori del futuro, questo lo possiamo fare tutti, l’anima non sta ferma, la vita è movimento continuo fare e degenerare, siamo chiamati ad un continuo fare seguendo le leggi antropiche, verso la legge dell’abbondanza, mettiamo in essere i nostri talenti donandoli a piene mani, la povertà viene dalla paura, non esiste in natura, il riconoscimento anche economico dei talenti è quindi doveroso ed una benedizione per chi da e per chi riceve e amplifica il benessere ed esprime abbondanza. Diamo consapevolmente fondo ai nostri talenti sorretti dal valore chiaro delle nostre effettive attitudini per creare futuro per tutti