Resistere per esistere; immagini sistemiche del femminile.

Il pensiero sistemico, come specchio riflesso di una realtà sempre più complessa e vero spazio di cambiamento, è stato per molto tempo relegato nelle università o nei luoghi di ricerca o alla portata di pochi imprenditori particolarmente ‘illuminati’, rendendo lontana la possibilità di applicarlo in  tutti gli ambiti della vita delle persone. L’essenzialità del pensiero sistemico è quello di ‘vedere’ la circolarità delle strutture, anziché catene lineari di relazioni ‘causa effetto’. Staccati da questo schema mentale cogliamo cosi i processi di cambiamento in modo organico e completo e non spenderemo così energie su immagini statiche della realtà che non corrispondo di fatto alla complessità che ogni giorno viviamo. La vita stessa è in continuo movimento; nella sua complessità è sistemica per eccellenza. Le donne, a mio avviso e per l’esperienza fatta, sono naturalmente inclini all’uso del pensiero sistemico, questo perché storicamente le donne hanno dovuto usare altre logiche per la loro personale sopravvivenza al di là delle logiche maschile più ‘binarie’, anche nella creatività.

Questo passaggio parte da un assunto filosofico ovvero la necessità della #rappresentazione come elemento imprescindibile per poter dichiarare l’agito dell’esistenza. Il legame tra rappresentazione e azione/concretezza, tra rappresentazione ed essenza, traslato dall’ambito sistemico alla dimensione esistenziale #femminile apre uno squarcio anche nel pensiero contemporaneo legato all’analisi di #genere: ovvero la tematica del conflitto legata a quella della visibilità.  Il richiamo alla reciprocità, il valore dell’universale, non possono prevedere un singolo punto di vista causale relazionale puramente verticale. Tale è la codificazione/rappresentazione che ha definito la verità e il senso di realtà di una politica volta a stabilizzare situazioni e gerarchie, e che non ha potere di sguardo di insieme, una #politica che ha annullato il valore delle #pratiche di autorità femminile e ha sottratto ogni significato alla possibilità di modificare le situazioni attuali, se non sotto una rigida codificazione degli ordini di appartenenza.

Un lavoro e pensiero sistemico apre la strada a quelle dimensioni dell’invisibilità e dell’assenza che hanno caratterizzato il femminile per molto tempo, pur nella loro forza viva. Analizzare il problema a volo d’uccello per carpine i punti di fuga e di vulnerabilità al fine di resiste per esistere è gran parte un ‘lavoro’ femminile. Le categorie fissative, hanno occultato, in passato, ciò che realmente occorreva e ciò che mancava, affinché fosse riconosciuto l’essere nella libertà e nell’uguaglianza a tutti i generi umani; esperienza non facile da contrastare per le donne di varie professionalità e grado per scoprirsi nella loro differenza e renderla valore, senza dover scimmiottare il maschile. Capire come la struttura di un sintema (politico a aziendale altresì famigliare) determini il comportamento di ognuno di noi ci permette di scorgere altre sorgenti causali e conseguentemente altre forme di pensiero.

Quando sembrano essere sempre e solo le cause esterne a dominare il nostro fare e ci sembra di doverle subire, essere vigili su un insieme complesso di processi, di competenze, di valori e di politiche, ci permette di ‘fare ‘ bene e di gestire per la vita e a favore della vita… questo fanno da sempre le donne. 

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