Continenza affettiva: riflessioni su vari tipi di rabbia

Leggere i testi inerenti all’importante lavoro terapeutico di Anton Bert #Hellinger, uno tra i più grandi terapeuti europei, morto pochi anni fa, ci fa scoprire sempre importanti intuizioni; osservazioni #fenomenologiche, non critiche né giudicanti, figlie di infiniti fili teoretici tessuti con la profonda conoscenza dell’animo umano e di molto del sapere psicoumanistico del ventesimo secolo. Spesso Bert durante i suoi corsi ci diceva con umiltà: “ … io ho osservato questo…: e di solito funziona così..”. Nessuna imposizione teoretica, ma di fronte a questa affermazione, che potrebbe sembrare naif, si manifesta al contrario una fonte di grande capacità intuitiva e osservativa alla luce di un metodo di lavoro filosofico importante come quello fenomenologico, ovvero un’osservazione attenta, una descrizione chiara, una ricerca teoretica della verità non giudicante e molto complessa che, nel caso di Bert Hellinger si rifà al pensiero di Martin Heidegger (…).

Quanto sopra lo rivedo nella descrizione dei vari tipi di #rabbia che le persone manifestano e vivono, spesso non consapevoli, della vera natura e forza di questa #emozione fondamentale. Hellinger nel suo testo Ordini dell’amore. Un manuale per la riuscita delle relazioni (6°.ed. 2021) ci indica sei tipi di rabbia. Esiste una rabbia relativa a i fatti concreti, una rabbia adeguata che mi permette di agire appropriatamente ad un sopruso reale, una rabbia che svanisce non appena ha raggiunto il suo scopo. Secondo tipo; una rabbia cattiva come sostituto dell’azione, laddove mi accorgo di non aver ricevuto o meglio preso ciò che avrei potuto o dovuto prendere. Spesso usiamo questa rabbia ai danni degli altri e non vogliamo ammettere la verità a noi stessi, ci difendiamo arrabbiandoci, questa ci paralizza, dura a lungo ci indebolisce. Dare e prendere sono un dedicato meccanismo che coinvolge tutte le relazioni umane, capita che ci venga dato talmente tanto che non possiamo ricambiare, per esempio i genitori che ci danno al vita, una forza, un debito tale che non potremmo mai davvero ricambiare, un potere che sopportiamo difficilmente, cosi spesso ci difendiamo da loro, da questo enorme dono, arrabbiandoci, rimproveriamo i genitori ( e a volte  i nostro figli). La rabbia diventa sostituto del saper prendere con amore e ringraziare di un così grande dono, riproverò e depressione, due facce della stessa medaglia.  Poi abbiamo una rabbia verso le persone alle quali abbiamo causato un grave danno, lo sappiamo ma non lo vogliamo ammettere, anche questa rabbia paralizza, rende deboli, inutile e dannosa. Quinta, una rabbia non nostra, quella che assumiamo al posto di altri, una sorta di traslazione nevrotica della rabbia altrui su di un altro soggetto. Se un sistema famigliare si adira e reprime questa rabbia, il membro più debole assume su di sé questa deleteria emozione, spesso il più debole è un bambino, la madre che si arrabbia con il padre ma reprime questo sentimento porta il figlio ad arrabbiarsi per lei, il più debole se ne carica, la prova e la patisce, ne subisce le conseguenze, una rabbia acquisita che crea aggressori fuori di senno che creano #vittime, capri espiatori, questo non li rende forti ma deboli, impotenti e inutili. Ed infine arriva una rabbia che è destrezza e #virtù, difficile da immaginare ma scrive Hellinger : ‘’(…) una capacità di farsi valere, sveglia, raccolta e diretta verso ciò che cambia le cose” (Vd. cit, pg.175, Ordini dell’amore), priva di emozioni secondarie, che reca danno solo se davvero necessario, un’energia pura frutto di continua disciplina ed esercizio. Chi conosce questo tipo di rabbia la possiede come una forza in modo naturale e la esercita solo se necessario senza frivolezze ma tagliente e diretta, come una lama, nell’ equilibrio sistemico che soggiace alle differenti coscienze, questa rabbia si chiama a volte coraggio e sapere strategico, #Ulisse la conosceva bene!

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